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Chiesa di San Giovanni de Duce e Sostruzioni Sillane

Lungo via Vittorio Emanuele si apre sulla sinistra Piazza Dante. Gli studiosi concordano nell'identificare qui il foro dell'antica Anagnia, dove sembrano convergere i due assi principali della città: la via Major e via Bagno. La piazza è occupata principalmente dalla curia vescovile, oggi in parte utilizzata come scuola, e dalla chiesa di San Giovanni de Duce.

Secondo la tradizione la chiesa fu costruita su un antico tempio di Saturno, ma le prime notizie risalgono al XIII secolo. Il suo nome compare in un copioso carteggio tra i sacerdoti della stessa e i papi Onorio III e Bonifacio VIII intervenuti per dirimere delle questioni interne. Nel 1725 Benedetto XIII concesse all'ordine dei Regolari Minori, i Caracciolini, la proprietà della chiesa, riunendo in se le due parrocchie soppresse di San Benedetto e San Michele. I sacerdoti ne iniziarono la ristrutturazione ampliando l'annesso convento. La nuova struttura fu inaugurata il 5 settembre 1745 da monsignor Bacchettoni, il quale la consacrò a San Giovanni Evangelista e San Benedetto, come si legge sulla facciata dell’edificio. Lo storico Alessandro de Magistris fa derivare l'appellativo "de Duce" dal Duca Caietani che la riedificò. Nel 1888 subì un nuovo restauro grazie all'intervento del vescovo Pietro Marchi, mentre durante la Seconda Guerra Mondiale l’area fu gravemente danneggiata dai bombardamenti.

L’aspetto attuale della chiesa è quello che deriva dal rimaneggiamento Settecentesco. La facciata è movimentata da cornici marcapiano e da paraste. Il portale di ingresso, affiancato da due piccole aperture ai lati, è decorato da un timpano sostenuto da due colonne. Il piano superiore presenta un’apertura centrale e due nicchie laterali con le statue dei santi, a cui la chiesa è intitolata come riferisce l’iscrizione che corre al di sotto di esse. La facciata è completata da un timpano decorato da pinnacoli.

L’interno ha una pianta a croce greca, coronata da una cupola sorretta da quattro arcate e pilastri, mentre il presbiterio è coperto da una volta a botte.

Appena entrati sulla sinistra, si trova un altare dedicato a Francesco Caracciolo (1563-1608), rappresentato nella pala d'altare genuflesso con le braccia aperte. Alla sua sinistra un angelo gli offre la penna per fissare l'ispirazione e l'ostensorio, entrambi simboli dell’ordine. Il quadro fu realizzato nel ‘700 da Giovanni Battista Gaulli detto il Baciccia.

Sull'altare principale vi è una pala con la rappresentazione di San Michele Arcangelo, risalente alla seconda metà del XVIII secolo. Sotto l'angelo, vestito di corazza ed elmo e ripreso nell'atto di trafiggere il demonio, sono raffigurati San Giovanni Evangelista e San Benedetto.

Ciborio, altare e ambone sono opere recenti, mentre il tabernacolo risale al XVII secolo. A lato dell'altare, accanto al fonte battesimale moderno, è la colonna di quello più antico dove vi si può leggere l'iscrizione che ricorda il battesimo di suor Claudia de Angelis, fondatrice delle Suore Cistercensi della Carità.

Sul lato destro, presso la porta d’ingresso, è una cappellina dedicata a Santa Secondina, dove vi è esposto lo stendardo della Santissima Trinità.Segue un altare con una pala seicentesca dedicata alla Sacra Famiglia.Infine vi è una grotta dedicata alla Madonna di Lourdes. La statua, qui esposta, fu realizzata nel 1904 e rappresenta la Vergine con Bernadette Soubirous in atto di adorazione.

Per la costruzione della piazza già agli inizi del I secolo a.C. si rese necessaria la realizzazione di un ampio terrazzamento oggi visibile in via Bagno. Si tratta di quattro imponenti arcate a tutto sesto, con funzione di controspinta (sostruzioni) e divise da tre pilastri. Mentre queste sono realizzate in opera quadrata, l’interno degli archi è in opus incertum. Tutta la struttura offre una soluzione tecnica funzionale ad uno sfruttamento ottimale del luogo ampliando lo spazio edificabile. La struttura si sviluppa su tre piani e al suo interno si snodano una serie di ambienti. Alcuni mantengono ancora l’aspetto originario, ma molti furono alterati nelle forme dalla costruzione del convento e della chiesa di San Giovanni de Duce nel Settecento e dai bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Testo © Dott.ssa M. Giudici