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L’eterno fascino suscitato dalla Città di Anagni dipende in buona misura dalla ricchezza e poliedricità dei suoi monumenti, testimoni silenziosi di grandi e piccole storie, tutte degne di essere narrate.

Per chiunque arrivi dall’autostrada è impossibile non scorgere la poderosa struttura dell’Istituto Teologico Leoniano, che domina la prima altura a ridosso del borgo. L’attuale Istituzione raccoglie l’eredità del Pontificio Collegio Leoniano creato per volontà di papa Leone XIII il 22 agosto 1897 per la formazione di chierici scelti della provincia di Campagna. La nascita di questo Istituto ha fatto sì che le Chiese del Lazio centro-meridionale potessero dotarsi di un’istituzione accademica in grado di assicurare la formazione teologica di presbiteri e candidati al diaconato permanente, oltreché di operatori pastorali e insegnanti di Religione Cattolica di ogni ordine e grado. Laddove oggi sorge la grandiosa opera architettonica, anticamente vi era la chiesetta della Madonna della Mercede; il progetto fu affidato all’architetto Bonanni e, adagiato armoniosamente sulla collina, l’edificio consta di tre piani con all’interno diversi spazi ad ampio respiro tra i quali la Cappella Maggiore ove è venerato un prezioso arazzo raffigurante la Mater Salvatoris, dono della diocesi di Ratisbona a papa Leone XIII.

Lasciando Via Calzatora, si giunge al Convitto Principe di Piemonte, creato come Orfanotrofio per l’INADEL; attenzione però! Sebbene ad uno sguardo superficiale potrebbe apparire come una struttura medioevale con i delicati diaframmi architettonici e le eleganti arcate, in realtà è il più giovane dei tre convitti. La struttura risale al ventennio fascista e fu inaugurata nel 1930. L’opera fu compiuta su progetto dell’architetto Alberto Calza Bini, reduce, tra l’altro, del restauro del Teatro Marcello a Roma che, comprendendo l’importanza storica dei manufatti connessi al monastero extra moenia di San Pietro in vineis, inglobò – rifunzionalizzandola - la chiesa, alleggerita delle superfetazioni seicentesche, e il cd. ‘Coro delle Clarisse’, verosimilmente uno spazio liturgico dedotto dalla differenza di altezza tra la navata centrale e la navata laterale destra della chiesa stessa.

In poche righe è difficile riassumere la grandiosità paratattica degli affreschi ‘apocrifi’ della Chiesa, o la solenne bellezza delle Storie della Passione, che meritano di per sé una visita accurata: tra quelle antiche mura ancora si percepisce l’eco della grande storia pontificia tra il riconoscimento dell’ordine di Santa Chiara, l’attacco del Duca d’Alba e la gestione cappuccina del ‘ospedale di mendicità’…

Tra le particolarità del Convitto, oggi proprietà dell’INPS, vi è un meraviglioso stendardo, dono regale della famiglia Savoia, il cui intenso ‘azzurro’ araldico è ancor oggi omaggiato nelle magliette della Nazionale Italiana.

Dopo aver percorso il viale alberato verso Anagni ecco la terza e ultima struttura Convittuale anagnina; il Convitto Nazionale Regina Margherita, oggi scuola riconosciuta dal MIUR, la cui costruzione, nell’ottica educativa ottocentesca, fu caldeggiata da Ruggero Bonghi, già Ministro dell’Istruzione, particolarmente sensibile al tema poiché egli stesso aveva avuto esperienza come convittore a Napoli presso il Collegio dei Padri delle Scuole Pie.

Era il 22 maggio 1890 quando, tra lo stupore generale, ad Anagni giunse la Regina Margherita di Savoia per inaugurare l’Istituto che a lei doveva il nome, sorto nella sede dell’ex Convento Domenicano di San Giacomo: fatta l’Italia occorreva fare gli Italiani, e questo poteva avvenire solo tramite gloriose istituzioni educative come quelle di Anagni.

TOUR A CURA DELL PRO LOCO. 

PARTENZA PIAZZA INNOCENZO III

Testo della guida turistica Valentina Sperti.