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Piazza Cavour, Parco della Rimembranza Monumento ai Caduti

… da questa piazza la veduta è tanto bella che anche colui che ha visto tutta
l’Italia dalle Alpi fino al mare Africano e Jonico è trascinato dall’entusiasmo”.

Uscendo dalla chiesa di Madonna di Loreto lo sguardo spazia sulla piazza in cui si erge l’imponente monumento ai caduti. Già elogiata dallo storico ottocentesco Ferdinando Gregorovius nelle sue Wanderjahre in Italien (Passeggiate in Italia), dalla balconata si può godere della vista dei monti Lepini e si possono riconoscere Sgurgola, Morolo e Supino. L’ampio spazio è il risultato dell’attacco mosso alla città dagli spagnoli del Duca d’Alba, stanziatesi in parte presso il vicino convento di San Francesco. In origine denominata piazza Maggiore, divenne piazza Pia nel 1963 quando per volontà di papa Pio IXfu costruito l’acquedotto della Sala, inaugurato proprio dal pontefice il 20 maggio 1863. Grazie ad una imponente opera idraulica il “Rotone”, l’acqua raccolta in località Osteria della Fontana fu convogliata nel centro della città, superando una distanza di circa 3 chilometri. A memoria di questo avvenimento fu eretta la fontana Pia, collocata al centro della balconata e successivamente spostata nel parco della Rimembranza, sostituita dal monumento ai Caduti. Nel 1926, dopo aver vinto un concorso nazionale, Enrico Del Debbio fu incaricato della progettazione del Parco della Rimembranza mentre a Volterrano Volterrani fu affidata la realizzazione del Monumento ai Caduti. Progettista delloStadio dei Marmi e del Palazzo della Farnesina a Roma, l’architetto realizzò un’ampia scaleae sfruttò la forte pendenza del terreno in chiave paesaggistica, realizzando una scenografia molto suggestiva in cui predominano i percorsi pedonali, la sistemazione naturalistica e il panorama sulla valle.La scultura di Volterrani è a base triangolare e commemora i caduti durante la Prima Guerra Mondiale e su essa spiccano i simboli della Vittoria, della Glorificazione e del Ricordo, mentre in cima i volti ricordano i soldati caduti sul fronte.

La piazza è sempre stata al centro della vita sociale anagnina e oltre alle fiere locali,qui si tenevano la Giostra della Bufala, una sorta di rivisitazione della corrida, danze in maschera e i festeggiamenti per le festività patronali.

Ai due lati brevi sorgono i settecenteschi palazzi Pierron e Giannuzzi. Quest’ultimo fu ristrutturato nel 1739 dal cav. Giuseppe Giannuzzi, inglobando parte della chiesa di San Marcello, poi distrutta nel 1865 e sostituita dalla casa ad un piano tra via Vittorio Emanuele e via Garibaldi.

Testo © Dott.ssa M. Giudici

… da questa piazza la veduta è tanto bella che anche colui che ha visto tutta
l’Italia dalle Alpi fino al mare Africano e Jonico è trascinato dall’entusiasmo”.
Con queste parole, lo storico tedesco Ferdinando Gregorovius descrive
l’odierna Piazza Cavour, dalla quale ancora oggi lo sguardo del visitatore può
perdersi e spaziare dalla Valle del Sacco fino ad arrivare ai Monti Lepini.
Quando, nell’Ottocento, Gregorovius ammirava “la più bella terrazza
d’Europa”, il parco sottostante non era stato ancora realizzato: la piazza
terminava infatti con un parapetto, e la valle era interamente coperta di
vegetazione. La piazza, in un primo momento “Piazza Pia” in ricordo della
visita del 12 maggio del 1863 di Pio IX, viene ribattezzata come “Piazza
Cavour” nel 1870. A partire dal 1874 viene collocata nella piazza una fontana
dedicata ancora una volta a Pio IX, che viene successivamente spostata più in
basso.
Oggi, al posto della fontana, possiamo ammirare il Monumento a
commemorazione dei caduti della prima guerra mondiale, ideato e progettato
nel 1926 dallo scultore Volterrano Volterrani: il monumento, a pianta
rettangolare, reca su tre lati le raffigurazioni della Vittoria, della Glorificazione
e del Ricordo.
Ai caduti in guerra è dedicato anche il parco sottostante, il c.d. Parco della
Rimembranza, progettato dall’architetto Enrico Del Debbio nel 1926, che
attraverso due ampie scalinate in pietra calcarea ha messo in collegamento la
piazza con l’area sottostante. Quando, nel 1973, Vittorio Gassman viene ad
Anagni, lo stesso attore suggerisce di utilizzare il parco come un vero e proprio
teatro all’aperto, che ancora oggi ospita centinaia di persone che qui si recano in estate per ascoltare concerti e melodie, sotto il cielo stellato, immersi nel cuore e nel verde di una città che sa ancora incantare.

Testo Francesca Ascenzi